Glossario: A

Di norma l’assicurazione malattia non sostiene alcun trattamento dentistico. Tuttavia, in presenza di determinate patologie del sistema masticatorio, o delle conseguenze di alcune patologie sistemiche gravi, i trattamenti odontoiatrici che ne derivano rientrano tra le prestazioni obbligatorie previste dall’assicurazione delle cure medico-sanitarie (Art. 31 LAMal). In questi casi, anche un impianto dentale può eventualmente essere rimborsato dall’assicurazione sanitaria. In caso di perdita di denti dovuta a infortunio, la SUVA, oppure l’assicurazione malattia si assumono i costi del trattamento implantologico, dopo una verifica del caso da parte del loro medico dentista consulente.

Il successo e la durata della cura implantologica dipendono da due requisiti fondamentali: la terapia di mantenimento assicurata dal dentista e dall’igienista dentale e la buona igiene orale praticata dal paziente. Analogamente ai denti naturali, gli impianti posizionati nella mucosa della cavità orale rappresentano il collegamento tra l’interno del corpo (osso mascellare) e l’esterno (cavo orale), e sono quindi esposti all’influsso di fattori sfavorevoli come la placca batterica, il tartaro, i residui alimentari, ecc. La carenza di igiene orale può contribuire all’insorgere di processi infiammatori, esattamente come avviene per i denti naturali. Tali infiammazioni sono caratterizzate da sanguinamento delle gengive, formazione di tasche e distruzione dell’osso.

In pratica è provato che bastano due visite di controllo all’anno dal dentista o dall’igienista dentale, per individuare e curare tempestivamente processi infiammatori allo stato iniziale. Per i pazienti a rischio di parodontite invece, potrebbe essere necessario sottoporsi a più visite di controllo, anche quattro volte all’anno. L’igiene orale giornaliera degli impianti non è diversa da quella riservata ai denti naturali. Possono essere utilizzati gli stessi strumenti: spazzolini dalle setole extra-morbide (super-soft) o morbide (soft), filo interdentale (normale o superfloss), stuzzicadenti speciali e scovolini (spazzolini) interdentali.

Si consiglia di pulire due volte al giorno i denti con uno spazzolino extra-morbido (super-soft) o morbido (soft). La pulizia sistematica di tutte le superfici dei denti e degli impianti non è sempre facile. Si possono verificare inconvenienti soprattutto negli spazi interdentali e sulle superfici verso la lingua. Per queste zone si devono usare strumenti appositi come gli spazzolini (o scovolini) interdentali, lo stuzzicadenti con l’estremità cotonata e del filo interdentale. I pazienti dovrebbero rivolgersi al dentista o all’igienista dentale affinché mostri loro l’uso corretto di questi strumenti. Le superfici dell’impianto non devono essere danneggiate dalle operazioni quotidiane di igiene orale e pertanto, in prossimità dell’impianto, vanno utilizzati solo spazzolini interdentali speciali con l’anima di metallo rivestita da una guaina in plastica per evitare graffiature.

Le protesi fisse, come le corone o i ponti, vengono applicate sugli impianti sostanzialmente in due modi: per avvitamento o cementazione. Il vantaggio dell’avvitamento è che permette la rimozione della protesi dentaria fissa; tuttavia, il lavoro dell’odontotecnico è generalmente più costoso.

Glossario: B

In Svizzera l’implantologia fa parte della formazione post-lauream professionale universitaria. Il medico dentista deve saper giudicare ogni caso con cognizione di causa, in quanto le situazioni da affrontare sono molteplici: ci sono casi relativamente semplici di impianti singoli in zone non visibili, casi più complicati (denti frontali) con condizioni aggravanti (ad esempio insufficienza del volume di tessuto osseo), o ancora situazioni in cui è necessario eseguire una riabilitazione protesica complessa, dove la conoscenza e l’esperienza del medico dentista sono essenziali. Dato che gli interventi oggi tendono ad essere sempre più esigenti, il medico dentista deve poter vantare ampie conoscenze diagnostiche e di pianificazione, come pure una buona formazione in chirurgia orale e in odontoiatria ricostruttiva/protesica; altrimenti l’odontoiatra dovrebbe possibilmente disporre di un attestato creato di recente, ovvero del certificato di perfezionamento (WBA) in implantologia orale rilasciato dalla SSO (Società svizzera odontoiatri).

Chiedete al vostro medico dentista quali prestazioni è in grado di offrirvi, oppure fatevi indicare un collega specializzato a cui rivolgervi. Potete anche chiedere ai vostri conoscenti se hanno avuto esperienze positive con un determinato medico dentista implantologo e, eventualmente, farvi dare l’indirizzo.

Le conoscenze e le capacità di un medico dentista implantologo si possono verificare subito, anche in occasione della prima visita. L’importante è tenere presente i seguenti aspetti:

  • Quanti trattamenti implantologici ha già eseguito con successo il medico dentista?
  • Frequenta regolarmente i corsi di aggiornamento professionale?
  • Collabora con specialisti?
  • In occasione del primo colloquio vi è stata fatta una consulenza accurata, completa e personalizzata?
  • Vi sono state fornite anche informazioni su trattamenti alternativi, oltre alla spiegazione dei loro possibili vantaggi e svantaggi?
  • Avete ricevuto informazioni dettagliate su durata e costi del trattamento?

 

In caso di domande/dubbi trova qui le informazioni/gli specialisti:

  • in primo luogo al proprio medico dentista, che conosce molto bene la situazione personale e lo stato bucco-dentale del paziente. Il medico dentista può decidere, se eseguire lui stesso la terapia implantare, oppure raccomandarvi a un collega implantologo esperto.
  • a uno dei quattro istituti di medicina dentaria in Svizzera, che offrono pareri neutri e oggettivi. Questi istituti sono: il centro di odontoiatria, stomatologia e ortodonzia dell’Università di Zurigo (Zentrum für Zahn-, Mund- und Kieferheilkunde der Universität Zürich), le cliniche di medicina dentaria dell’Università di Berna (Zahnmedizinische Kliniken der Universität Bern), la sezione di medicina dentaria dell’Università di Ginevra (Université de Genève, Section de médecine dentaire) e le cliniche universitarie di medicina dentaria dell’Università di Basilea (Universitätskliniken für Zahnmedizin der Universität Basel).
  • tramite le pagine internet, direttamente alle società specialistiche rappresentate in seno alla Fondazione Impianti Svizzera, che sono le seguenti: Società Svizzera di Implantologia Orale (SGI), Società Svizzera di Chirurgia Orale e Stomatologia (SSOS), Società Svizzera di Parodontologia (SSP) e Società Svizzera di Odontoiatria Ricostruttiva (SSRD). Bisogna sapere però, che non tutti gli specialisti annoverati negli elenchi di queste società eseguono terapie implantologiche.
  • alla Fondazione Impianti Svizzera, che mette a disposizione una lista di specialisti, membri delle varie società professionali sopraindicate (www.fondazioneimpianti.ch).

Glossario: C

La maggior parte dei pazienti torna a lavorare il giorno stesso dell’operazione. Possono tuttavia manifestarsi lievi dolori e gonfiori, come a volte accade dopo un qualsiasi intervento dentistico. Raramente può comparire un ematoma sul viso, che però scompare in capo a pochi giorni.

  • Carico immediato/riabilitazione protesica immediata: in questo caso si elimina l’abituale tempo di attesa per l’osteointegrazione e l’impianto viene caricato immediatamente (cioè nella stessa giornata o nel giro di 24 ore) con la protesi dentaria (corona, ponte, protesi rimovibile). Questo metodo presuppone un’elevata stabilità degli impianti sin dal momento dell’operazione. La riabilitazione implanto-protesica immediata viene utilizzata soprattutto per pazienti completamente edentuli.
  • Carico precoce o tardivo: affinché l’osso possa rigenerarsi correttamente, l’impianto non viene caricato durante il periodo di integrazione. Questa fase dura mediamente da alcune settimane fino a tre mesi nel mascellare inferiore, talvolta anche di più nel mascellare superiore. L’impianto viene caricato solo nel momento in cui si innesta su di esso la protesi dentaria. Oggigiorno la tecnica del carico precoce o tardivo costituisce la regola di base.

È necessario dapprima stabilire se il trattamento implantologico è stato eseguito correttamente in tutte le sue fasi (informazione, pianificazione, esecuzione). Tuttavia, come per ogni atto medico, non è possibile fornire alcuna garanzia di successo in merito alla riuscita del trattamento. Il medico curante risponde però in caso di prestazione professionale inadeguata e non eseguita secondo le regole dell’arte. In caso di problemi, una richiesta diretta dovrebbe essere il primo passo da seguire e spesso conduce al chiarimento della situazione. Al contrario, se fosse venuta a mancare la fiducia, ci si può rivolgere alla commissione arbitrale della società dei medici dentisti SSO (Società Svizzera d’Odontologia e Stomatologia) del proprio cantone, competente solo a condizione che il medico dentista sia egli stesso membro di una sezione cantonale della SSO.

Le protesi fisse, come le corone o i ponti, vengono applicate sugli impianti sostanzialmente in due modi: per avvitamento o cementazione. Il vantaggio dell’avvitamento è che permette la rimozione della protesi dentaria fissa; tuttavia, il lavoro dell’odontotecnico è generalmente più costoso.

L’impiego dell’ossido di zirconio (detto anche zirconia) per la realizzazione di impianti endossei è documentato solo da pochi anni. Secondo le osservazioni più recenti la zirconia, esattamente come il titanio, può essere inserita nel corpo senza alcun problema. Tuttavia, la lavorazione di questo materiale, comparata a quella del titanio, risulta essere di gran lunga più difficile e dispendiosa, mentre la sua applicazione clinica non è stata ancora sufficientemente testata.

In caso di cicatrizzazione chiusa, gli impianti devono essere scoperti con un piccolo intervento al termine del periodo di osteointegrazione. Dopo la scopertura (o scappucciamento) dell’impianto, si prende un’impronta per far eseguire la protesi al laboratorio odontotecnico.

I costi di un trattamento implantare dipendono dalla situazione iniziale e dalla complessità del caso, ma anche dal numero di impianti e dal tipo di trattamento protesico. Non è possibile pertanto stabilire un costo forfettario.

Indicativamente, per un impianto singolo con corona e senza rigenerazione ossea, la spesa attuale si situa tra 3500 e 5500 franchi svizzeri. Questa cifra comprende la pianificazione e l’esecuzione pratica del trattamento in cui è incluso l’impegno del medico dentista, rispettivamente dell’odontotecnico, come pure le radiografie, i modelli, l’impianto dentale, la protesi provvisoria e quella definitiva (in questo caso la corona).

Poiché i costi possono variare fortemente per ogni singolo caso, prima ancora di iniziare il trattamento è importante far richiedere al medico dentista un preventivo personalizzato dei costi per la cura pianificata, e in caso di dubbi richiedere tutt’al più un secondo parere.

Il successo e la durata della cura implantologica dipendono da due requisiti fondamentali: la terapia di mantenimento assicurata dal dentista e dall’igienista dentale e la buona igiene orale praticata dal paziente. Analogamente ai denti naturali, gli impianti posizionati nella mucosa della cavità orale rappresentano il collegamento tra l’interno del corpo (osso mascellare) e l’esterno (cavo orale), e sono quindi esposti all’influsso di fattori sfavorevoli come la placca batterica, il tartaro, i residui alimentari, ecc. La carenza di igiene orale può contribuire all’insorgere di processi infiammatori, esattamente come avviene per i denti naturali. Tali infiammazioni sono caratterizzate da sanguinamento delle gengive, formazione di tasche e distruzione dell’osso.

In pratica è provato che bastano due visite di controllo all’anno dal dentista o dall’igienista dentale, per individuare e curare tempestivamente processi infiammatori allo stato iniziale. Per i pazienti a rischio di parodontite invece, potrebbe essere necessario sottoporsi a più visite di controllo, anche quattro volte all’anno. L’igiene orale giornaliera degli impianti non è diversa da quella riservata ai denti naturali. Possono essere utilizzati gli stessi strumenti: spazzolini dalle setole extra-morbide (super-soft) o morbide (soft), filo interdentale (normale o superfloss), stuzzicadenti speciali e scovolini (spazzolini) interdentali.

Si consiglia di pulire due volte al giorno i denti con uno spazzolino extra-morbido (super-soft) o morbido (soft). La pulizia sistematica di tutte le superfici dei denti e degli impianti non è sempre facile. Si possono verificare inconvenienti soprattutto negli spazi interdentali e sulle superfici verso la lingua. Per queste zone si devono usare strumenti appositi come gli spazzolini (o scovolini) interdentali, lo stuzzicadenti con l’estremità cotonata e del filo interdentale. I pazienti dovrebbero rivolgersi al dentista o all’igienista dentale affinché mostri loro l’uso corretto di questi strumenti. Le superfici dell’impianto non devono essere danneggiate dalle operazioni quotidiane di igiene orale e pertanto, in prossimità dell’impianto, vanno utilizzati solo spazzolini interdentali speciali con l’anima di metallo rivestita da una guaina in plastica per evitare graffiature.

Glossario: D

In Svizzera l’implantologia fa parte della formazione post-lauream professionale universitaria. Il medico dentista deve saper giudicare ogni caso con cognizione di causa, in quanto le situazioni da affrontare sono molteplici: ci sono casi relativamente semplici di impianti singoli in zone non visibili, casi più complicati (denti frontali) con condizioni aggravanti (ad esempio insufficienza del volume di tessuto osseo), o ancora situazioni in cui è necessario eseguire una riabilitazione protesica complessa, dove la conoscenza e l’esperienza del medico dentista sono essenziali. Dato che gli interventi oggi tendono ad essere sempre più esigenti, il medico dentista deve poter vantare ampie conoscenze diagnostiche e di pianificazione, come pure una buona formazione in chirurgia orale e in odontoiatria ricostruttiva/protesica; altrimenti l’odontoiatra dovrebbe possibilmente disporre di un attestato creato di recente, ovvero del certificato di perfezionamento (WBA) in implantologia orale rilasciato dalla SSO (Società svizzera odontoiatri).

Chiedete al vostro medico dentista quali prestazioni è in grado di offrirvi, oppure fatevi indicare un collega specializzato a cui rivolgervi. Potete anche chiedere ai vostri conoscenti se hanno avuto esperienze positive con un determinato medico dentista implantologo e, eventualmente, farvi dare l’indirizzo.

Le conoscenze e le capacità di un medico dentista implantologo si possono verificare subito, anche in occasione della prima visita. L’importante è tenere presente i seguenti aspetti:

  • Quanti trattamenti implantologici ha già eseguito con successo il medico dentista?
  • Frequenta regolarmente i corsi di aggiornamento professionale?
  • Collabora con specialisti?
  • In occasione del primo colloquio vi è stata fatta una consulenza accurata, completa e personalizzata?
  • Vi sono state fornite anche informazioni su trattamenti alternativi, oltre alla spiegazione dei loro possibili vantaggi e svantaggi?
  • Avete ricevuto informazioni dettagliate su durata e costi del trattamento?

 

In caso di domande/dubbi trova qui le informazioni/gli specialisti:

  • in primo luogo al proprio medico dentista, che conosce molto bene la situazione personale e lo stato bucco-dentale del paziente. Il medico dentista può decidere, se eseguire lui stesso la terapia implantare, oppure raccomandarvi a un collega implantologo esperto.
  • a uno dei quattro istituti di medicina dentaria in Svizzera, che offrono pareri neutri e oggettivi. Questi istituti sono: il centro di odontoiatria, stomatologia e ortodonzia dell’Università di Zurigo (Zentrum für Zahn-, Mund- und Kieferheilkunde der Universität Zürich), le cliniche di medicina dentaria dell’Università di Berna (Zahnmedizinische Kliniken der Universität Bern), la sezione di medicina dentaria dell’Università di Ginevra (Université de Genève, Section de médecine dentaire) e le cliniche universitarie di medicina dentaria dell’Università di Basilea (Universitätskliniken für Zahnmedizin der Universität Basel).
  • tramite le pagine internet, direttamente alle società specialistiche rappresentate in seno alla Fondazione Impianti Svizzera, che sono le seguenti: Società Svizzera di Implantologia Orale (SGI), Società Svizzera di Chirurgia Orale e Stomatologia (SSOS), Società Svizzera di Parodontologia (SSP) e Società Svizzera di Odontoiatria Ricostruttiva (SSRD). Bisogna sapere però, che non tutti gli specialisti annoverati negli elenchi di queste società eseguono terapie implantologiche.
  • alla Fondazione Impianti Svizzera, che mette a disposizione una lista di specialisti, membri delle varie società professionali sopraindicate (www.fondazioneimpianti.ch).

L’intervento chirurgico viene effettuato in anestesia locale, dunque è indolore. I dolori post-operatori sono in genere di debole intensità e possono essere alleviati assumendo degli antidolorifici.

Il trattamento – dalla prima visita, sino all’impianto con la riabilitazione protesica definitiva – dura in genere da tre a nove mesi. Se poi, prima di poter posizionare l’impianto, bisogna anche estrarre dei denti o ricostruire l’osso (rigenerazione ossea), la cura può protrarsi per più di un anno.

La durata degli impianti non riguarda certo la resistenza del materiale, che non si logora affatto, bensì la loro durata nell’osso mascellare. Come principio generale si può affermare che la durata dell’impianto dipende direttamente dal mantenimento dell’osso mascellare. Il fattore più importante che decreta il successo a lungo termine di un trattamento implantologico è l’assenza di infezioni, ed è proprio per questo motivo che, immediatamente dopo un intervento chirurgico si procede con una profilassi antibiotica, e successivamente con una terapia di mantenimento professionale, corredata da un buon livello di igiene orale personale. Tutti questi elementi svolgono quindi un ruolo decisivo.

Diversi studi a lungo termine hanno dimostrato che la durata degli impianti moderni è elevata se vengono posati correttamente dall’implantologo e se i pazienti li mantengono con cure adeguate. Dopo dieci anni il tasso di successo è superiore al 95%. Nei pazienti a rischio, come ad esempio i forti fumatori (≥ 10 sigarette al giorno), il rischio di perdita aumenta notevolmente.

La durata dipende dal protocollo chirurgico, nonché dal tipo e dall’entità della riabilitazione protesica. In genere la cura può durare da 3 a 9 mesi. Se prima dell’impianto vero e proprio si deve anche ricostruire l’osso mascellare o se è necessario un trapianto della mucosa, il trattamento potrebbe protrarsi per più di un anno.

In linea di massima, il piano terapeutico senza ricostruzione ossea può essere il seguente:

 

Esame preliminare, colloquio, eventuale pre-trattamento, pianificazione 1 – 8 settimane
Operazione, rimozione delle suture dopo 7-10 giorni 1 – 2 settimane
Periodo di osteointegrazione, in funzione della qualità del tessuto osseo 4 – 12 settimane
Scopertura dell’estremità superiore dell’impianto al termine del periodo di osteointegrazione, presa delle impronte per l’odontotecnico 2 – 3 settimane
Realizzazione della protesi 1 – 8 settimane

Glossario: E

Se la cresta è troppo stretta per accogliere un impianto, in determinate circostanze si può prendere in considerazione l’espansione ossea: l’osso mascellare viene aperto, divaricato per alcuni millimetri e riempito di materiale osseo.

Il 60% dei pazienti ha più di 50 anni. Non vi è alcun limite di età verso l’alto, purché il processo di guarigione delle ferite sia normale. Per contro, l’età minima per inserire gli impianti dentali è di 18 anni, ovvero a crescita e sviluppo ultimati dei mascellari.

Glossario: F

Esistono vari fattori di rischio che possono pregiudicare il successo del trattamento implantologico. Tali rischi devono essere chiariti e ponderati prima dell’inizio della cura, in quanto, a seconda del loro livello di gravità, si potrebbe anche essere costretti a rinunciare all’impianto.

  • Malattie sistemiche che possono influire negativamente sulla ricostruzione ossea o la cicatrizzazione (ad es. cattivo stato di salute generale, diabete mellito non compensato)
  • Patologie su cui gli impianti possono avere un influsso negativo (endocardite, sostituzione di valvole cardiache, trapianto di organi, reumatismi)
  • Terapia con bifosfonati (i bifosfonati sono presenti nei farmaci contro l’osteoporosi e i tumori alle ossa)
  • Danneggiamento dell’osso dovuto a radioterapia e/o chemioterapia
  • Determinate malattie psichiche (come ad es. la depressione)
  • Malattia dei tessuti di sostegno del dente (parodontite)
  • Ulteriori problemi del cavo orale che non vengono affrontati preventivamente/simultaneamente (trattamento di carie, cure radicolari, rimozione di resti radicolari, alterazioni della mucosa orale)
  • Tabagismo: più di 10 sigarette al giorno
  • Scarsa disponibilità da parte del paziente a mantenere una perfetta igiene orale
  • Bruxismo (digrignamento dei denti)
  • Morso profondo o sovramorso
  • Occlusione testa a testa

 

Glossario: G

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Glossario: H

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Glossario: I

Fondamentalmente vale la regola secondo la quale, quanto più l’operazione è complessa, tanto più tempo bisogna lasciar passare prima di riprendere con le immersioni subacquee. Inoltre, se dopo l’impianto dovessero insorgere delle complicazioni, ad es. a causa di malattie, del consumo di tabacco o di alcool, il periodo d’attesa dovrebbe essere ulteriormente prolungato. È solo a partire dal momento in cui l’impianto dentale si è completamente integrato nell’osso e la protesi dentaria definitiva è stata fissata e si trova al suo posto, che non sussistono più dei rischi per l’impianto o la protesi dentaria riguardo all’immersione subacquea. Ad ogni modo, il periodo d’attesa più opportuno dovrebbe essere definito dal medico dentista curante.

Durante l’intervento chirurgico ambulatoriale, eseguito in anestesia locale, il medico dentista incide la gengiva a livello dell’osso mascellare e prepara, con l’ausilio di punte chirurgiche speciali, la sede o il cosiddetto «letto dell’impianto»: nell’osso viene praticato un foro largo da 3 a 6 mm circa e profondo da 10 a 15 mm circa, in cui viene inserito l’impianto. Successivamente la mucosa viene richiusa con una sutura al di sopra dell’impianto («cicatrizzazione chiusa», l’impianto non si vede), oppure fissata e cucita al collo dell’impianto («cicatrizzazione aperta»). L’operazione dura da 30 minuti a 2 ore, secondo la complessità dell’intervento stesso. Questo intervento è normalmente indolore, poiché effettuato in anestesia locale. I dolori successivi all’operazione sono transitori e si calmano con farmaci antidolorifici. A seconda del metodo e della durata dell’operazione, può essere opportuna la somministrazione di antibiotici.

In condizioni ideali, ossia quando la disponibilità di tessuto osseo è sufficiente, l’impianto può essere inserito anche senza aprire la gengiva, il che riduce notevolmente il gonfiore e il dolore postoperatorio. Tuttavia, queste situazioni sono piuttosto rare (< 10%).
Ogni intervento chirurgico comporta un certo rischio di complicazioni. Le complicazioni più ricorrenti di un intervento di implantologia sono:

  • Emorragia
  • Gonfiore ed ematoma
  • Infezione
  • Alterazione transitoria della sensibilità (parestesia)
  • Problemi di cicatrizzazione della ferita

 

Se l’impianto non si integra nell’osso, sarà necessario rimuoverlo. È possibile pianificare un nuovo impianto dopo un periodo di attesa di alcune settimane o alcuni mesi, a condizione che lo stato dell’osso lo consenta.

Nella maggior parte dei casi l’impianto si presenta sotto forma di una vite, di norma in titanio, inserita mediante intervento chirurgico nell’osso mascellare o mandibolare, dove sostituisce la radice di un dente mancante. Su questo pilastro artificiale verrà successivamente fissata una protesi dentaria. La tecnica dell’impianto consente di:

  • sostituire un singolo dente
  • colmare una lacuna dentaria più estesa tra i denti (due o più denti mancanti)
  • completare un mascellare parzialmente edentulo
  • realizzare una protesi in un mascellare completamente edentulo

 

Nel caso della sostituzione di un dente singolo, il grande vantaggio rappresentato dalla soluzione con l’impianto è quello di evitare di limare i denti contigui, migliorandone così sensibilmente la prognosi a lungo termine.

I ponti fissi o le protesi sostenute da un impianto migliorano notevolmente la funzione masticatoria. Inoltre i pazienti si sentono più sicuri, in quanto questo tipo di protesi dona loro la sensazione di avere ancora i propri denti.

Dopo la perdita o l’estrazione di un dente, il tempo di attesa prima di inserire l’impianto può durare più o meno a lungo.

  • Impianto immediato: viene eseguito subito dopo l’estrazione del dente, a condizione però che l’alveolo (la cavità nell’osso mascellare in cui si inserisce la radice del dente) non presenti alcuna infiammazione. Questo procedimento può comportare un rischio di insuccesso più elevato.
  • Impianto precoce: viene eseguito da 4 a 8 settimane dopo l’estrazione del dente. La cicatrizzazione del tessuto molle è completamente terminata.
  • Impianto a 3 o 4 mesi dall’estrazione: il tessuto molle è rimarginato, l’osso inizia a guarire.
  • Impianto tardivo: viene eseguito dopo sei mesi o più nell’osso alveolare completamente rimarginato.

Nonostante l’elevato tasso di successo degli impianti moderni, gli studi hanno dimostrato che nel corso del tempo possono insorgere problemi, che magari non sono particolarmente gravi da costringere a rimuovere l’impianto, ma che richiedono comunque un trattamento. Analogamente al tessuto che sostiene il dente naturale, anche le strutture del dente artificiale che sostengono l’impianto possono essere affette da un’infiammazione cronica che porta alla perdita di osso. Questa malattia si chiama parodontite per il dente e peri-implantite per l’impianto. La peri-implantite può manifestarsi con diverse connotazioni anche dopo cinque anni in un impianto su dieci. Se l’infiammazione va avanti senza essere stata individuata, l’osso di supporto può ridursi fino a far staccare l’impianto.

Se la placca batterica sulla superficie della protesi dentaria non viene rimossa per più di due giorni, la gengiva reagisce con un’infiammazione, che allo stadio iniziale colpisce solo gli strati superficiali del tessuto attorno all’impianto. L’infiammazione scompare senza lasciare danni duraturi dopo una pulizia professionale e con un’accurata igiene orale. Lasciando invece per lungo tempo la placca batterica depositata sull’impianto, l’infiammazione inizialmente innocua può trasmettersi anche all’osso, che inizia a ritirarsi progressivamente finché attorno all’impianto col tempo inizia a formarsi un cratere. Le infiammazioni peri-implantari non provocano dolori e solo raramente sono visibili a occhio nudo con sintomi come arrossamento, tumefazione, emorragia o suppurazione. Di conseguenza la peri-implantite può progredire, senza che il paziente se ne accorga, fino a provocare danni gravi. Per questi motivi si consiglia di farsi visitare periodicamente dal dentista o dall’igienista dentale. Il controllo del sito dell’impianto, un’eventuale radiografia o un esame microbiologico aiutano a individuare tempestivamente le patologie peri-implantari e a curarle in modo mirato.

Prima di iniziare la cura, il medico dentista è tenuto a fornire informazioni chiare ed esaurienti al paziente, che potrà così decidere se dare o meno il proprio consenso al trattamento. Durante il primo colloquio valutativo vengono chiariti i seguenti aspetti:

  • Indicazione della terapia implantologica, cioè necessità dell’intervento
  • Tipo di intervento e rischi possibili
  • Conseguenze in caso di rinuncia al trattamento
  • Soluzioni protesiche con impianti
  • Opzioni e alternative terapeutiche
  • Durata della cura e costi approssimativi

 

Per le situazioni complesse, come il ripristino di lacune dentarie estese oppure della dentatura totale, è importante tener conto della situazione attuale dell’eventuale dentatura residua nella fase di pianificazione.

Durante l’intervento chirurgico ambulatoriale, eseguito in anestesia locale, il medico dentista incide la gengiva a livello dell’osso mascellare e prepara, con l’ausilio di punte chirurgiche speciali, la sede o il cosiddetto «letto dell’impianto»: nell’osso viene praticato un foro largo da 3 a 6 mm circa e profondo da 10 a 15 mm circa, in cui viene inserito l’impianto. Successivamente la mucosa viene richiusa con una sutura al di sopra dell’impianto («cicatrizzazione chiusa», l’impianto non si vede), oppure fissata e cucita al collo dell’impianto («cicatrizzazione aperta»). L’operazione dura da 30 minuti a 2 ore, secondo la complessità dell’intervento stesso. Questo intervento è normalmente indolore, poiché effettuato in anestesia locale. I dolori successivi all’operazione sono transitori e si calmano con farmaci antidolorifici. A seconda del metodo e della durata dell’operazione, può essere opportuna la somministrazione di antibiotici.

In condizioni ideali, ossia quando la disponibilità di tessuto osseo è sufficiente, l’impianto può essere inserito anche senza aprire la gengiva, il che riduce notevolmente il gonfiore e il dolore postoperatorio. Tuttavia, queste situazioni sono piuttosto rare (< 10%).

Ogni intervento chirurgico comporta un certo rischio di complicazioni. Le complicazioni più ricorrenti di un intervento di implantologia sono:

  • Emorragia
  • Gonfiore ed ematoma
  • Infezione
  • Alterazione transitoria della sensibilità (parestesia)
  • Problemi di cicatrizzazione della ferita

 

Se l’impianto non si integra nell’osso, sarà necessario rimuoverlo. È possibile pianificare un nuovo impianto dopo un periodo di attesa di alcune settimane o alcuni mesi, a condizione che lo stato dell’osso lo consenta.

Glossario: J

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Glossario: K

In Svizzera l’implantologia fa parte della formazione post-lauream professionale universitaria. Il medico dentista deve saper giudicare ogni caso con cognizione di causa, in quanto le situazioni da affrontare sono molteplici: ci sono casi relativamente semplici di impianti singoli in zone non visibili, casi più complicati (denti frontali) con condizioni aggravanti (ad esempio insufficienza del volume di tessuto osseo), o ancora situazioni in cui è necessario eseguire una riabilitazione protesica complessa, dove la conoscenza e l’esperienza del medico dentista sono essenziali. Dato che gli interventi oggi tendono ad essere sempre più esigenti, il medico dentista deve poter vantare ampie conoscenze diagnostiche e di pianificazione, come pure una buona formazione in chirurgia orale e in odontoiatria ricostruttiva/protesica; altrimenti l’odontoiatra dovrebbe possibilmente disporre di un attestato creato di recente, ovvero del certificato di perfezionamento (WBA) in implantologia orale rilasciato dalla SSO (Società svizzera odontoiatri).

Chiedete al vostro medico dentista quali prestazioni è in grado di offrirvi, oppure fatevi indicare un collega specializzato a cui rivolgervi. Potete anche chiedere ai vostri conoscenti se hanno avuto esperienze positive con un determinato medico dentista implantologo e, eventualmente, farvi dare l’indirizzo.

Le conoscenze e le capacità di un medico dentista implantologo si possono verificare subito, anche in occasione della prima visita. L’importante è tenere presente i seguenti aspetti:

  • Quanti trattamenti implantologici ha già eseguito con successo il medico dentista?
  • Frequenta regolarmente i corsi di aggiornamento professionale?
  • Collabora con specialisti?
  • In occasione del primo colloquio vi è stata fatta una consulenza accurata, completa e personalizzata?
  • Vi sono state fornite anche informazioni su trattamenti alternativi, oltre alla spiegazione dei loro possibili vantaggi e svantaggi?
  • Avete ricevuto informazioni dettagliate su durata e costi del trattamento?

 

In caso di domande/dubbi trova qui le informazioni/gli specialisti:

  • in primo luogo al proprio medico dentista, che conosce molto bene la situazione personale e lo stato bucco-dentale del paziente. Il medico dentista può decidere, se eseguire lui stesso la terapia implantare, oppure raccomandarvi a un collega implantologo esperto.
  • a uno dei quattro istituti di medicina dentaria in Svizzera, che offrono pareri neutri e oggettivi. Questi istituti sono: il centro di odontoiatria, stomatologia e ortodonzia dell’Università di Zurigo (Zentrum für Zahn-, Mund- und Kieferheilkunde der Universität Zürich), le cliniche di medicina dentaria dell’Università di Berna (Zahnmedizinische Kliniken der Universität Bern), la sezione di medicina dentaria dell’Università di Ginevra (Université de Genève, Section de médecine dentaire) e le cliniche universitarie di medicina dentaria dell’Università di Basilea (Universitätskliniken für Zahnmedizin der Universität Basel).
  • tramite le pagine internet, direttamente alle società specialistiche rappresentate in seno alla Fondazione Impianti Svizzera, che sono le seguenti: Società Svizzera di Implantologia Orale (SGI), Società Svizzera di Chirurgia Orale e Stomatologia (SSOS), Società Svizzera di Parodontologia (SSP) e Società Svizzera di Odontoiatria Ricostruttiva (SSRD). Bisogna sapere però, che non tutti gli specialisti annoverati negli elenchi di queste società eseguono terapie implantologiche.
  • alla Fondazione Impianti Svizzera, che mette a disposizione una lista di specialisti, membri delle varie società professionali sopraindicate (www.fondazioneimpianti.ch).

Glossario: L

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Glossario: M

Gli impianti sono generalmente fabbricati in titanio puro, che attualmente viene considerato il materiale per impianti più adeguato perché non provoca reazioni allergiche ed è altamente resistente. A differenza di altri materiali, il titanio si integra direttamente nell’osso, fornendo un elevato grado di affidabilità in condizioni normali e in assenza di infezioni. La biocompatibilità delle viti in titanio può essere ulteriormente aumentata mediante speciali strutture di superficie.

L’impiego dell’ossido di zirconio (detto anche zirconia) per la realizzazione di impianti endossei è documentato solo da pochi anni. Secondo le osservazioni più recenti la zirconia, esattamente come il titanio, può essere inserita nel corpo senza alcun problema. Tuttavia, la lavorazione di questo mate-riale, comparata a quella del titanio, risulta essere di gran lunga più difficile e dispendiosa, mentre la sua applicazione clinica non è stata ancora sufficientemente testata.

  • Carico precoce o tardivo: affinché l’osso possa rigenerarsi correttamente, l’impianto non viene caricato durante il periodo di integrazione. Questa fase dura mediamente da alcune settimane fino a tre mesi nel mascellare inferiore, talvolta anche di più nel mascellare superiore. L’impianto viene caricato solo nel momento in cui si innesta su di esso la protesi dentaria. Oggigiorno la tecnica del carico precoce o tardivo costituisce la regola di base.
  • Carico immediato/riabilitazione protesica immediata: in questo caso si elimina l’abituale tempo di attesa per l’osteointegrazione e l’impianto viene caricato immediatamente (cioè nella stessa giornata o nel giro di 24 ore) con la protesi dentaria (corona, ponte, protesi rimovibile). Questo metodo presuppone un’elevata stabilità degli impianti sin dal momento dell’operazione. La riabilitazione implanto-protesica immediata viene utilizzata soprattutto per pazienti completamente edentuli.

Dopo la perdita o l’estrazione di un dente, il tempo di attesa prima di inserire l’impianto può durare più o meno a lungo.

  • Impianto immediato: viene eseguito subito dopo l’estrazione del dente, a condizione però che l’alveolo (la cavità nell’osso mascellare in cui si inserisce la radice del dente) non presenti alcuna infiammazione. Questo procedimento può comportare un rischio di insuccesso più elevato.
  • Impianto precoce: viene eseguito da 4 a 8 settimane dopo l’estrazione del dente. La cicatrizzazione del tessuto molle è completamente terminata.
  • Impianto a 3 o 4 mesi dall’estrazione: il tessuto molle è rimarginato, l’osso inizia a guarire.
  • Impianto tardivo: viene eseguito dopo sei mesi o più nell’osso alveolare completamente rimarginato.

Glossario: N

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Glossario: O

Dopo 7-10 giorni si effettua il controllo della ferita e si tolgono i punti di sutura. I pazienti vengono istruiti accuratamente sulle tecniche di igiene orale da praticare. Durante la fase di osteointegrazione, i tessuti molli cicatrizzano sopra o attorno all’impianto. La vite dell’impianto si lega all’osso: quest’ultimo cresce direttamente sulla superficie dell’impianto (osteointegrazione).

In condizioni normali, già dopo 4 – 8 settimane si crea un contatto solido tra il 60 – 90% circa della superficie dell’impianto e l’osso. Questo è anche il motivo per cui si raccomanda un tale periodo di attesa per l’osteointegrazione di impianti senza ricostruzione ossea. Durante questo lasso di tempo, la protesi provvisoria non deve esercitare alcuna pressione sugli impianti. Si può anche fare a meno del provvisorio, se la zona interessata non è visibile. In casi eccezionali, è possibile eseguire una riabilitazione protesica immediata subito dopo l’inserimento dell’impianto: il provvisorio sostenuto dall’impianto viene applicato entro 24 ore.

L’osteoporosi è una malattia del metabolismo dell’osso, caratterizzata da una riduzione della massa e da un’alterazione dell’architettura ossea. Tuttavia, l’originaria capacità di guarigione dell’osso continua a sussistere. Un impianto dentale può in questo caso integrarsi senza alcun problema, a condizione di raggiungere la necessaria stabilità. Per questo motivo la struttura ossea disponibile dev’essere adeguatamente densa, ciò che si può verificare facilmente con l’ausilio di una radiografia. Inoltre, il medico dentista deve scegliere accuratamente il tipo di impianto dentale, al fine di assicurare un’adesione dell’osso particolarmente buona.

Glossario: P

Spesso è difficile identificare con chiarezza le ragioni della perdita di un impianto. Le cause possibili sono molteplici:

  • igiene orale insufficiente all’origine di infezioni simili alla parodontite, associate spesso anche al tabagismo
  • sollecitazione meccanica eccessiva, come avviene ad esempio con il digrignamento dei denti (bruxismo)
  • osso di scarsa qualità, che non è in grado di sopportare le sollecitazioni meccaniche (ad es. osso osteoporotico nel paziente anziano)
  • cicatrizzazione (osteointegrazione) insufficiente dell’impianto nell’osso
  • volume disponibile di tessuto osseo insufficiente
  • relazioni anatomiche sfavorevoli tra i due mascellari (vari tipi di malocclusioni più o meno pronunciate)
  • inserimento dell’impianto eseguito con imperizia da parte del medico dentista (in questo caso, l’insuccesso si manifesta poco tempo dopo l’intervento chirurgico)
  • infezione durante la fase di cicatrizzazione
  • causa sconosciuta

Nonostante l’elevato tasso di successo degli impianti moderni, gli studi hanno dimostrato che nel corso del tempo possono insorgere problemi, che magari non sono particolarmente gravi da costringere a rimuovere l’impianto, ma che richiedono comunque un trattamento. Analogamente al tessuto che sostiene il dente naturale, anche le strutture del dente artificiale che sostengono l’impianto possono essere affette da un’infiammazione cronica che porta alla perdita di osso. Questa malattia si chiama parodontite per il dente e peri-implantite per l’impianto. La peri-implantite può manifestarsi con diverse connotazioni anche dopo cinque anni in un impianto su dieci. Se l’infiammazione va avanti senza essere stata individuata, l’osso di supporto può ridursi fino a far staccare l’impianto.

Se la placca batterica sulla superficie della protesi dentaria non viene rimossa per più di due giorni, la gengiva reagisce con un’infiammazione, che allo stadio iniziale colpisce solo gli strati superficiali del tessuto attorno all’impianto. L’infiammazione scompare senza lasciare danni duraturi dopo una pulizia professionale e con un’accurata igiene orale. Lasciando invece per lungo tempo la placca batterica depositata sull’impianto, l’infiammazione inizialmente innocua può trasmettersi anche all’osso, che inizia a ritirarsi progressivamente finché attorno all’impianto col tempo inizia a formarsi un cratere. Le infiammazioni peri-implantari non provocano dolori e solo raramente sono visibili a occhio nudo con sintomi come arrossamento, tumefazione, emorragia o suppurazione. Di conseguenza la peri-implantite può progredire, senza che il paziente se ne accorga, fino a provocare danni gravi. Per questi motivi si consiglia di farsi visitare periodicamente dal dentista o dall’igienista dentale. Il controllo del sito dell’impianto, un’eventuale radiografia o un esame microbiologico aiutano a individuare tempestivamente le patologie peri-implantari e a curarle in modo mirato.

Nonostante l’elevato tasso di successo degli impianti moderni, gli studi hanno dimostrato che nel corso del tempo possono insorgere problemi, che magari non sono particolarmente gravi da costringere a rimuovere l’impianto, ma che richiedono comunque un trattamento. Analogamente al tessuto che sostiene il dente naturale, anche le strutture del dente artificiale che sostengono l’impianto possono essere affette da un’infiammazione cronica che porta alla perdita di osso. Questa malattia si chiama parodontite per il dente e peri-implantite per l’impianto. La peri-implantite può manifestarsi con diverse connotazioni anche dopo cinque anni in un impianto su dieci. Se l’infiammazione va avanti senza essere stata individuata, l’osso di supporto può ridursi fino a far staccare l’impianto.

Se la placca batterica sulla superficie della protesi dentaria non viene rimossa per più di due giorni, la gengiva reagisce con un’infiammazione, che allo stadio iniziale colpisce solo gli strati superficiali del tessuto attorno all’impianto. L’infiammazione scompare senza lasciare danni duraturi dopo una pulizia professionale e con un’accurata igiene orale. Lasciando invece per lungo tempo la placca batterica depositata sull’impianto, l’infiammazione inizialmente innocua può trasmettersi anche all’osso, che inizia a ritirarsi progressivamente finché attorno all’impianto col tempo inizia a formarsi un cratere. Le infiammazioni peri-implantari non provocano dolori e solo raramente sono visibili a occhio nudo con sintomi come arrossamento, tumefazione, emorragia o suppurazione. Di conseguenza la peri-implantite può progredire, senza che il paziente se ne accorga, fino a provocare danni gravi. Per questi motivi si consiglia di farsi visitare periodicamente dal dentista o dall’igienista dentale. Il controllo del sito dell’impianto, un’eventuale radiografia o un esame microbiologico aiutano a individuare tempestivamente le patologie peri-implantari e a curarle in modo mirato.

Dopo una valutazione clinica approfondita viene compilato un piano terapeutico individuale. Spesso sono possibili diverse varianti di cure, di cui devono essere discussi i vantaggi e gli svantaggi.

Anche nel caso in cui nel mascellare inferiore o superiore manchino molti denti, è possibile eseguire degli impianti con un ponte fisso. I ponti fissi presentano il vantaggio di essere recepiti come denti propri, tuttavia si possono eseguire solo se l’osso mascellare è in buone condizioni. Vengono inseriti più impianti, sui quali si fissano i ponti.

Secondo le raccomandazioni di palestre e centri sportivi, nonché dei distributori del Power Plate, è assolutamente sconsigliato l’allenamento con la pedana vibrante dopo un impianto protesico eseguito di recente (inserimento di placche di metallo, perni, ecc.), tra cui anche l’impianto dentale. Riguardo a quest’ultimo, è solo dopo un periodo di pausa di circa quattro settimane, necessario per la cicatrizzazione (osteointegrazione), che si possono riprendere tranquillamente gli allenamenti con il Power Plate. Tuttavia, non sono ancora disponibili degli studi scientifici in merito a tale questione.

La valutazione precisa della situazione individuale di ogni singolo paziente è indispensabile per potersi pronunciare a favore o contro una terapia implantologica (si veda anche il capitolo «Informazione, valutazione e pianificazione»). I seguenti fattori costituiscono la premessa fondamentale per un trattamento implantologico di successo:

  • Buono stato di salute generale
  • Sufficiente volume e qualità del tessuto osseo
  • Disponibilità da parte del paziente a mantenere un’igiene orale ineccepibile

In caso di cicatrizzazione chiusa, gli impianti devono essere scoperti con un piccolo intervento al termine del periodo di osteointegrazione. Dopo la scopertura (o scappucciamento) dell’impianto, si prende un’impronta per far eseguire la protesi al laboratorio odontotecnico. Le protesi fisse, come le corone o i ponti, vengono applicate sugli impianti sostanzialmente in due modi: per avvitamento o cementazione. Il vantaggio dell’avvitamento è che permette la rimozione della protesi dentaria fissa; tuttavia, il lavoro dell’odontotecnico è generalmente più costoso.

Anche nel caso in cui nel mascellare inferiore o superiore manchino tutti i denti è possibile eseguire degli impianti, sia con un ponte fisso, o una protesi rimovibile.

La soluzione rimovibile viene presa in considerazione se l’osso mascellare si presenta già abbastanza assottigliato e non è possibile, né desiderabile procedere alla ricostruzione dell’osso stesso. Per una protesi dentaria fissa che abbia delle buone qualità funzionali ed estetiche, sono necessari di norma da 6 a 8 pilastri nel mascellare superiore e da 4 a 6 pilastri in quello inferiore. La soluzione con impianti è nettamente più stabile rispetto alla protesi tradizionale e garantisce una migliore funzionalità masticatoria. Per consentire la rimozione della protesi per motivi d’igiene, essa viene fissata agli impianti mediante ancoraggi di precisione quali le costruzioni a barra, o i bottoni a pressione. La protesi può essere anche avvitata in modo fisso: in tal caso solo il medico dentista è in grado di rimuoverla.

Glossario: Q

In Svizzera l’implantologia fa parte della formazione post-lauream professionale universitaria. Il medico dentista deve saper giudicare ogni caso con cognizione di causa, in quanto le situazioni da affrontare sono molteplici: ci sono casi relativamente semplici di impianti singoli in zone non visibili, casi più complicati (denti frontali) con condizioni aggravanti (ad esempio insufficienza del volume di tessuto osseo), o ancora situazioni in cui è necessario eseguire una riabilitazione protesica complessa, dove la conoscenza e l’esperienza del medico dentista sono essenziali. Dato che gli interventi oggi tendono ad essere sempre più esigenti, il medico dentista deve poter vantare ampie conoscenze diagnostiche e di pianificazione, come pure una buona formazione in chirurgia orale e in odontoiatria ricostruttiva/protesica; altrimenti l’odontoiatra dovrebbe possibilmente disporre di un attestato creato di recente, ovvero del certificato di perfezionamento (WBA) in implantologia orale rilasciato dalla SSO (Società svizzera odontoiatri).

Chiedete al vostro medico dentista quali prestazioni è in grado di offrirvi, oppure fatevi indicare un collega specializzato a cui rivolgervi. Potete anche chiedere ai vostri conoscenti se hanno avuto esperienze positive con un determinato medico dentista implantologo e, eventualmente, farvi dare l’indirizzo.

Le conoscenze e le capacità di un medico dentista implantologo si possono verificare subito, anche in occasione della prima visita. L’importante è tenere presente i seguenti aspetti:

  • Quanti trattamenti implantologici ha già eseguito con successo il medico dentista?
  • Frequenta regolarmente i corsi di aggiornamento professionale?
  • Collabora con specialisti?
  • In occasione del primo colloquio vi è stata fatta una consulenza accurata, completa e personalizzata?
  • Vi sono state fornite anche informazioni su trattamenti alternativi, oltre alla spiegazione dei loro possibili vantaggi e svantaggi?
  • Avete ricevuto informazioni dettagliate su durata e costi del trattamento?

 

In caso di domande/dubbi trova qui le informazioni/gli specialisti:

  • in primo luogo al proprio medico dentista, che conosce molto bene la situazione personale e lo stato bucco-dentale del paziente. Il medico dentista può decidere, se eseguire lui stesso la terapia implantare, oppure raccomandarvi a un collega implantologo esperto.
  • a uno dei quattro istituti di medicina dentaria in Svizzera, che offrono pareri neutri e oggettivi. Questi istituti sono: il centro di odontoiatria, stomatologia e ortodonzia dell’Università di Zurigo (Zentrum für Zahn-, Mund- und Kieferheilkunde der Universität Zürich), le cliniche di medicina dentaria dell’Università di Berna (Zahnmedizinische Kliniken der Universität Bern), la sezione di medicina dentaria dell’Università di Ginevra (Université de Genève, Section de médecine dentaire) e le cliniche universitarie di medicina dentaria dell’Università di Basilea (Universitätskliniken für Zahnmedizin der Universität Basel).
  • tramite le pagine internet, direttamente alle società specialistiche rappresentate in seno alla Fondazione Impianti Svizzera, che sono le seguenti: Società Svizzera di Implantologia Orale (SGI), Società Svizzera di Chirurgia Orale e Stomatologia (SSOS), Società Svizzera di Parodontologia (SSP) e Società Svizzera di Odontoiatria Ricostruttiva (SSRD). Bisogna sapere però, che non tutti gli specialisti annoverati negli elenchi di queste società eseguono terapie implantologiche.
  • alla Fondazione Impianti Svizzera, che mette a disposizione una lista di specialisti, membri delle varie società professionali sopraindicate (www.fondazioneimpianti.ch).

Glossario: R

Fondamentalmente l’uomo può sviluppare delle reazioni allergiche ad ogni sorta di molecole. Riguardo al titanio o ai vari tipi di porcellana, eventuali reazioni allergiche costituiscono dei casi estremamente rari e assolutamente inusuali. In caso di dubbio, il paziente può sottoporsi ad una visita allergologica dal proprio dermatologo, in modo da determinare la presenza di un’eventuale ipersensibilità verso questi materiali prima dell’inizio del trattamento.

In Svizzera l’implantologia fa parte della formazione post-lauream professionale universitaria. Il medico dentista deve saper giudicare ogni caso con cognizione di causa, in quanto le situazioni da affrontare sono molteplici: ci sono casi relativamente semplici di impianti singoli in zone non visibili, casi più complicati (denti frontali) con condizioni aggravanti (ad esempio insufficienza del volume di tessuto osseo), o ancora situazioni in cui è necessario eseguire una riabilitazione protesica complessa, dove la conoscenza e l’esperienza del medico dentista sono essenziali. Dato che gli interventi oggi tendono ad essere sempre più esigenti, il medico dentista deve poter vantare ampie conoscenze diagnostiche e di pianificazione, come pure una buona formazione in chirurgia orale e in odontoiatria ricostruttiva/protesica; altrimenti l’odontoiatra dovrebbe possibilmente disporre di un attestato creato di recente, ovvero del certificato di perfezionamento (WBA) in implantologia orale rilasciato dalla SSO (Società svizzera odontoiatri).

Chiedete al vostro medico dentista quali prestazioni è in grado di offrirvi, oppure fatevi indicare un collega specializzato a cui rivolgervi. Potete anche chiedere ai vostri conoscenti se hanno avuto esperienze positive con un determinato medico dentista implantologo e, eventualmente, farvi dare l’indirizzo.

Le conoscenze e le capacità di un medico dentista implantologo si possono verificare subito, anche in occasione della prima visita. L’importante è tenere presente i seguenti aspetti:

  • Quanti trattamenti implantologici ha già eseguito con successo il medico dentista?
  • Frequenta regolarmente i corsi di aggiornamento professionale?
  • Collabora con specialisti?
  • In occasione del primo colloquio vi è stata fatta una consulenza accurata, completa e personalizzata?
  • Vi sono state fornite anche informazioni su trattamenti alternativi, oltre alla spiegazione dei loro possibili vantaggi e svantaggi?
  • Avete ricevuto informazioni dettagliate su durata e costi del trattamento?

 

In caso di domande/dubbi trova qui le informazioni/gli specialisti:

  • in primo luogo al proprio medico dentista, che conosce molto bene la situazione personale e lo stato bucco-dentale del paziente. Il medico dentista può decidere, se eseguire lui stesso la terapia implantare, oppure raccomandarvi a un collega implantologo esperto.
  • a uno dei quattro istituti di medicina dentaria in Svizzera, che offrono pareri neutri e oggettivi. Questi istituti sono: il centro di odontoiatria, stomatologia e ortodonzia dell’Università di Zurigo (Zentrum für Zahn-, Mund- und Kieferheilkunde der Universität Zürich), le cliniche di medicina dentaria dell’Università di Berna (Zahnmedizinische Kliniken der Universität Bern), la sezione di medicina dentaria dell’Università di Ginevra (Université de Genève, Section de médecine dentaire) e le cliniche universitarie di medicina dentaria dell’Università di Basilea (Universitätskliniken für Zahnmedizin der Universität Basel).
  • tramite le pagine internet, direttamente alle società specialistiche rappresentate in seno alla Fondazione Impianti Svizzera, che sono le seguenti: Società Svizzera di Implantologia Orale (SGI), Società Svizzera di Chirurgia Orale e Stomatologia (SSOS), Società Svizzera di Parodontologia (SSP) e Società Svizzera di Odontoiatria Ricostruttiva (SSRD). Bisogna sapere però, che non tutti gli specialisti annoverati negli elenchi di queste società eseguono terapie implantologiche.
  • alla Fondazione Impianti Svizzera, che mette a disposizione una lista di specialisti, membri delle varie società professionali sopraindicate (www.fondazioneimpianti.ch).

È necessario dapprima stabilire se il trattamento implantologico è stato eseguito correttamente in tutte le sue fasi (informazione, pianificazione, esecuzione). Tuttavia, come per ogni atto medico, non è possibile fornire alcuna garanzia di successo in merito alla riuscita del trattamento. Il medico curante risponde però in caso di prestazione professionale inadeguata e non eseguita secondo le regole dell’arte. In caso di problemi, una richiesta diretta dovrebbe essere il primo passo da seguire e spesso conduce al chiarimento della situazione. Al contrario, se fosse venuta a mancare la fiducia, ci si può rivolgere alla commissione arbitrale della società dei medici dentisti SSO (Società Svizzera d’Odontologia e Stomatologia) del proprio cantone, competente solo a condizione che il medico dentista sia egli stesso membro di una sezione cantonale della SSO.

  • Carico immediato/riabilitazione protesica immediata: in questo caso si elimina l’abituale tempo di attesa per l’osteointegrazione e l’impianto viene caricato immediatamente (cioè nella stessa giornata o nel giro di 24 ore) con la protesi dentaria (corona, ponte, protesi rimovibile). Questo metodo presuppone un’elevata stabilità degli impianti sin dal momento dell’operazione. La riabilitazione implanto-protesica immediata viene utilizzata soprattutto per pazienti completamente edentuli.
  • Carico precoce o tardivo: affinché l’osso possa rigenerarsi correttamente, l’impianto non viene caricato durante il periodo di integrazione. Questa fase dura mediamente da alcune settimane fino a tre mesi nel mascellare inferiore, talvolta anche di più nel mascellare superiore. L’impianto viene caricato solo nel momento in cui si innesta su di esso la protesi dentaria. Oggigiorno la tecnica del carico precoce o tardivo costituisce la regola di base.

Questo metodo si utilizza quando l’osso nel settore latero – posteriore del mascellare superiore è troppo ridotto e assottigliato per l’inserimento di un impianto, che pertanto penetrerebbe nel seno. Il pavimento del seno mascellare viene sollevato e lo spazio ricavato viene riempito con materiale osseo e/o sostitutivo.

Gli impianti possono essere inseriti anche se le condizioni dell’osso e della mucosa non sono favorevoli. In tal caso, sarà necessario ricorrere a interventi chirurgici aggiuntivi prima, durante o dopo l’impianto vero e proprio, per rigenerare l’osso oppure trapiantare la mucosa.

Si utilizzano i seguenti metodi:

Rigenerazione ossea (aumento)
Difetti ossei di piccole o medie dimensioni vengono riempiti con frammenti di tessuto osseo prelevati localmente. Attualmente, questi trapianti di osso autologo, ossia provenienti dal corpo del paziente stesso, vengono frequentemente combinati con materiali sostitutivi sintetici. In presenza di un difetto osseo considerevole, si preleva del tessuto osseo dalla zona posteriore della mascella inferiore, dal mento, o, in casi estremamente rari, anche dalla cresta iliaca del bacino. Quest’ultima eventualità implica infatti un intervento sotto anestesia totale e un ricovero ospedaliero; generalmente, l’osso prelevato altrove rispetto al mascellare inferiore deve integrarsi per alcuni mesi prima che sia possibile inserire l’impianto.

Espansione ossea (bone splitting)
Se la cresta è troppo stretta per accogliere un impianto, in determinate circostanze si può prendere in considerazione l’espansione ossea: l’osso mascellare viene aperto, divaricato per alcuni millimetri e riempito di materiale osseo.

Rialzo del pavimento del seno mascellare (sinus lift)
Questo metodo si utilizza quando l’osso nel settore latero – posteriore del mascellare superiore è troppo ridotto e assottigliato per l’inserimento di un impianto, che pertanto penetrerebbe nel seno. Il pavimento del seno mascellare viene sollevato e lo spazio ricavato viene riempito con materiale osseo e/o sostitutivo.

Glossario: S

Dopo l’inserimento degli impianti dentali, essi devono potersi integrare indisturbati nell’osso mascellare durante alcune settimane. Questa fase di osteointegrazione può durare sino a due mesi. Nel caso in cui gli impianti venissero sottoposti ad una sollecitazione meccanica durante questo lasso di tempo, si potrebbe compromettere la loro integrazione e guarigione. Per precauzione quindi, nella cosiddetta «cicatrizzazione a cielo aperto» sarebbe meglio rinunciare all’uso di spazzolini elettrici a tecnologia sonica durante questo periodo critico. Una volta integrati però, gli impianti si possono pulire con gli spazzolini sonici senza alcun problema.

  • La cura implantologica può risultare più complicata e dispendiosa rispetto alle normali corone o ponti, soprattutto se si rendono necessari degli interventi chirurgici preliminari come la rigenerazione ossea, o il trapianto della mucosa.
  • Per inserire un impianto è necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico.
  • In caso di igiene orale insufficiente, gli impianti dentali sono molto più soggetti alle infezioni rispetto ai denti naturali.

Glossario: T

Dopo la perdita o l’estrazione di un dente, il tempo di attesa prima di inserire l’impianto può durare più o meno a lungo.

  • Impianto immediato: viene eseguito subito dopo l’estrazione del dente, a condizione però che l’alveolo (la cavità nell’osso mascellare in cui si inserisce la radice del dente) non presenti alcuna infiammazione. Questo procedimento può comportare un rischio di insuccesso più elevato.
  • Impianto precoce: viene eseguito da 4 a 8 settimane dopo l’estrazione del dente. La cicatrizzazione del tessuto molle è completamente terminata.
  • Impianto a 3 o 4 mesi dall’estrazione: il tessuto molle è rimarginato, l’osso inizia a guarire.
  • Impianto tardivo: viene eseguito dopo sei mesi o più nell’osso alveolare completamente rimarginato.

Oggigiorno esistono dei software di ultima generazione che consentono di analizzare, nei minimi dettagli, l’anatomia ossea e dei tessuti molli nei mascellari dei pazienti in tre dimensioni. Queste immagini tridimensionali migliorano considerevolmente la precisione nella progettazione e pianificazione degli impianti, nonché la predicibilità della chirurgia. Si può quindi semplificare l’intervento chirurgico, rendendolo molto più preciso e minimamente invasivo. Così, in determinati casi, è possibile inserire gli impianti senza dover prima incidere la gengiva. La terapia implantare guidata da computer costituisce un valido e prezioso supporto soprattutto nei casi in cui bisogna inserire più impianti dentali contemporaneamente, come ad esempio in un mascellare completamente edentulo.

Gli impianti sono generalmente fabbricati in titanio puro, che attualmente viene considerato il materiale per impianti più adeguato perché non provoca reazioni allergiche ed è altamente resistente. A differenza di altri materiali, il titanio si integra direttamente nell’osso, fornendo un elevato grado di affidabilità in condizioni normali e in assenza di infezioni. La biocompatibilità delle viti in titanio può essere ulteriormente aumentata mediante speciali strutture di superficie.

Il titanio è un materiale biocompatibile, tollerato in modo eccellente dal nostro organismo. A tutt’oggi non sono conosciuti effetti collaterali negativi.

Il trattamento implantologico è suddiviso in quattro fasi. Si inizia con la fase di informazione, valutazione clinica e pianificazione della cura. Poi, all’intervento chirurgico segue il periodo di osteointegrazione, durante il quale l’osso aderisce all’impianto. Infine, si passa alla riabilitazione protesica (tecnica delle protesi fisse o rimovibili).

Glossario: U

Dopo l’inserimento degli impianti dentali, essi devono potersi integrare indisturbati nell’osso mascellare durante alcune settimane. Questa fase di osteointegrazione può durare sino a due mesi. Nel caso in cui gli impianti venissero sottoposti ad una sollecitazione meccanica durante questo lasso di tempo, si potrebbe compromettere la loro integrazione e guarigione. Per precauzione quindi, nella cosiddetta «cicatrizzazione a cielo aperto» sarebbe meglio rinunciare all’uso di spazzolini elettrici a tecnologia sonica durante questo periodo critico. Una volta integrati però, gli impianti si possono pulire con gli spazzolini sonici senza alcun problema.

Glossario: VW

Il trattamento comincia con un esame clinico accurato e approfondito, in cui si considera anche lo stato di salute del paziente e gli eventuali fattori di rischio. Vengono eseguite delle radiografie per verificare la disponibilità topografica dell’osso per la posa degli impianti previsti (volume, qualità del tessuto osseo, anatomia), escludere condizioni patologiche e valutare le strutture (denti) circostanti. La valutazione dei fattori di rischio deve essere effettuata su base individuale per ogni paziente in quanto, a seconda del loro livello di gravità, si potrebbe anche essere costretti a rinunciare all’impianto (vedere il capitolo «Premesse e rischi»).

  • Il grande vantaggio degli impianti rispetto a un ponte fisso tradizionale è che non è più necessario limare i denti contigui al dente mancante, aumentando così la loro durata di vita.
  • Nel caso di un mascellare completamente edentulo, è possibile stabilizzare una protesi rimovibile con l’ausilio degli impianti. In questo modo si migliora considerevolmente la funzione masticatoria del paziente, nonché la sua sensazione di benessere e sicurezza.
  • Tramite l’impianto, l’osso mandibolare o mascellare viene di nuovo sollecitato meccanicamente e si riassorbe quindi molto di meno. L’impianto dentale contribuisce dunque in modo considerevole al mantenimento e alla conservazione dell’osso mascellare.

Glossario: XYZ

L’impiego dell’ossido di zirconio (detto anche zirconia) per la realizzazione di impianti endossei è documentato solo da pochi anni. Secondo le osservazioni più recenti la zirconia, esattamente come il titanio, può essere inserita nel corpo senza alcun problema. Tuttavia, la lavorazione di questo materiale, comparata a quella del titanio, risulta essere di gran lunga più difficile e dispendiosa, mentre la sua applicazione clinica non è stata ancora sufficientemente testata.

Am besten fragen Sie Ihren Zahnarzt, welche Leistungen er anbietet oder welche Fachzahnärzte er Ihnen empfehlen kann. Sie können sich auch in Ihrem Bekanntenkreis erkundigen, ob jemand gute Erfahrungen mit einem implantierenden Zahnarzt gemacht hat und dessen Adresse verlangen.

Die Kenntnisse und Fähigkeiten eines implantierenden Zahnarztes kann man bei einem ersten Besuch auch direkt erfahren. Wichtig zu beachten sind etwa folgende Aspekte:

  • Wie viele implantologische Behandlungen hat der Zahnarzt bereits erfolgreich durchgeführt?
  • Besucht er regelmässig Fortbildungen?
  • Arbeitet ihr Zahnarzt mit Spezialisten zusammen?
  • Fühlen Sie sich im Erstgespräch sorgfältig, umfassend und individuell beraten?
  • Erhalten Sie auch Informationen zu alternativen Behandlungsmöglichkeiten samt den möglichen Vor- und Nachteilen?
  • Werden Sie detailliert über Dauer und Kosten der Behandlung aufgeklärt?

 

Bei Fragen/Zweifeln finden Sie hier Informationen/Spezialisten:

  • beim eigenen Zahnarzt, der die persönliche und lokale Situation kennt. Entweder kann er die Implantattherapie selbst durchführen oder er übernimmt die Überweisung an einen erfahrenen implantologisch tätigen Kollegen
  • an einem der vier Zahnärztlichen Institute in der Schweiz, welche neutral beraten. Dies sind: Zentrum für Zahn-, Mund- und Kieferheilkunde der Universität Zürich, Zahnmedizinische Kliniken der Universität Bern, Université de Genève, Section de médecine dentaire, Universitätskliniken für Zahnmedizin der Universität Basel
  • direkt über die Internetseiten der Fachgesellschaften der Implantat Stiftung Schweiz. Dies sind: Schweizerische Gesellschaft für orale Implantologie (SGI), Schweizerische Gesellschaft für Oralchirurgie und Stomatologie (SSOS), Schweizerische Gesellschaft für Parodontologie (SSP), Schweizerische Gesellschaft für rekonstruktive Zahnmedizin (SSRD).
  • (Nicht ausnahmslos alle Spezialisten, die im Register der Fachgesellschaften aufgelistet sind, bieten eine Implantattherapie an.)
  • bei der Implantat Stiftung Schweiz, die eine Liste der in den verschiedenen Fachgesellschaften vertretenen Spezialisten aushändigt (www.implantatstiftung.ch)
  • beim jeweiligen Kantonszahnarzt (www.kantonszahnaerzte.ch)
Programmi televisivi sul tema degli impianti dentali